La storia del No Name di Borgogno è quella di un’etichetta di protesta che vuole fare riflettere sull’eccesso di burocrazia riscontrabile spesso nei Disciplinari del vino. Nato come Barolo, il No Name di Borgogno viene in seguito “declassato” a Langhe Nebbiolo DOC, a vino “senza nome”, che ne fa una chiara etichetta di protesta contro la rigidità della burocrazia che affligge l’agricoltura in Italia, come dice Oscar Farinetti.
Specifiche
Questo Borgogno “No Name” è un Nebbiolo in purezza che nasce da quei vigneti situati nei pressi del comune di Barolo, esposti verso sud, sud-est e sud-ovest. Il terroir in queste zone è composto da un sottosuolo marnoso, calcareo e argilloso. Il mosto ottenuto dalla pressatura degli acini inizia la fermentazione spontaneamente grazie alla presenza di lieviti indigeni per circa 2 settimane, macerando poi per altri 10-20 giorni. Si procede poi con l’affinamento finale, in cui il vino riposa per 36 mesi in grandi botti di rovere di Slavonia. Al termine della maturazione, il vino è pronto per essere imbottigliato e immesso in commercio.
Come mai è stato chiamato “No Name”: Ogni anno le cantine spediscono campioni di vino alla commissione provinciale di assaggiatori che valutano i parametri di tipicità secondo norme previste dal Disciplinare di produzione, in questo caso del Barolo. Proprio in questa occasione il Nebbiolo, presentato da Borgogno per essere Barolo, è stato bocciato dalla commissione e non ha ottenuto la DOCG.
La famiglia Farinetti conduce l’azienda Borgogno dal 2010. La cantina Borgogno fu infatti fondata nel lontano 1761 e solo nel 2008 acquistata dall’influente famiglia Farinetti. Oscar e Andrea Farinetti hanno preso il controllo di questo storico marchio del Barolo, ripristinando ad esempio la vera tradizione di Langa Borgogno con la reintroduzione del cemento per le fermentazioni dei vini. Non solo: ormai da anni l’azienda ha la certificazione biologica e ha intrapreso la produzione di Timorasso, acquisendo 3 ettari di vigne nel tortonese.
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